Mettetevi comodi prima di cominciare XD

Ho iniziato a scrivere questo post esattamente il 19 luglio alle ore 17.38. L’ho ricominciato tante volte, e poi alla fine ho deciso di prendere solo appunti di tutto quello che mi passava per la mente. Non ho paura di dimenticare qualcosa perchè è stata una delle esperienze più intense di tutta la mia vita, ho solo paura di scrivere troppo XD

Vado con ordine, inizio dall’inizio, e proseguo a caso.

Alura, innanzitutto sono atterrata all’aeroporto sbagliato. Cioè, era l’aeroporto giusto, ma ero convinta di essere a Frankfurt, e invece sono atterrata a Hahn: 120 km di distanza. E la cosa da ridere è che me ne sono accorta dopo circa mezz’ora di pullman, quando attorno a me c’era solo la foresta nera e nessun grattacielo. Ma pazienza, per fortuna è andato tutto bene, e ho passato un meraviglioso pomeriggio a girovagare per la città.

Ho persino beccato il gay pride 😀 tra l’altro, sono arrivata a Giessen con la bandierina arcobaleno ficcata sullo zaino, e tutti hanno pensato che io fossi una attivista per i diritti civili.. lesbica. Benon! XD

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Cooomunque, dopo mille peripezie sono arrivata a Giessen, dove si trova uno dei maggiori campi di richiedenti asilo della Germania. Al momento ci sono oltre 7000 persone, dislocate in una vecchia base militare americana e in tende, tantissime tende. Le persone vengono registrate, vengono visitate per vedere se hanno malattie contagiose, e poi entrano in quel limbo che è la procedura di richiesta asilo. E l’unica cosa che possono fare è aspettare.

Queste persone sono qui per i motivi più disparati: c’è chi scappa da una guerra civile, da persecuzioni, torture, violenze.. o da situazioni economiche difficili (anche se in questo ultimo caso, non essendo la loro vita a rischio, spesso vengono rispedite indietro – deportate). Sono soprattutto giovani uomini, perchè sono quelli che hanno più possibilità di arrivare alla fine del viaggio, e se mai riusciranno a entrare chiameranno la famiglia. Le donne che viaggiano non accompagnate o con bambini non arrivano mai a destinazione senza essere ripetutamente stuprate o oggetto di violenze. Affrontano un viaggio che spesso dura mesi, per vie più o meno rischiose, più o meno costose. Quelli che arrivano sono i più fortunati. E questo mi fa pensare a tutti quelli che sono ancora lì, e che ogni giorno cercano un modo per andarsene.
Ci sono diversi “livelli” di protezione: oltre al richiedente asilo e al rifugiato, c’è quella che viene chiamata “protezione sussidiaria”, è una tutela minore ma consente di rimanere temporaneamente nel territorio. Vabbè, non mi dilungo sull’aspetto legale, è solo per dire che non è così immediato ottenere un riconoscimento positivo.

Ci hanno spiegato come è organizzato il campo e come funziona la procedura; inoltre abbiamo approfondito la tematica con incontri, documentari, discussioni, e una delle ultime sere è venuto uno psichiatra che si occupa anche di rifugiati traumatizzati. Siamo stati intervistati dai giornali locali. E’ stato davvero importante, ci ha resi molto più consapevoli di tutto quello che c’è dietro. Di certo non eravamo lì per animare un gruppo di bimbi in vacanza..

Appena arrivati al campo eravamo tutti molto a disagio. Noi dovevamo fare attività e giochi con le famiglie, specialmente con i bambini e i ragazzi, ma sembrava tutto nel caos, c’era gente ovunque, e noi ci sentivamo totalmente impreparati, non sapevamo da che parte cominciare.. io ho preso la corda e ho cominciato a saltare. Poco dopo è arrivata una bambina e ha cominciato a saltare con me, io ormai cominciavo a essere stanca ma lei insisteva per saltare con me, ha cominciato a piovere e noi ancora a saltare.. ma rideva come una matta e non avevo il coraggio di interrompere quel momento di felicità. Per fortuna poi sono arrivati tanti altri bambini, e volevano giocare a calcio, a pallavolo, volevano colorare con i gessetti.. Circa duecento bambini scatenati, che ti chiamano mille volte e dicono ME ME ME ME ME ME!!!! A volte dovevo ripetermi “amo i bambini, amo i bambini, amo i bambini” perché veramente mi facevano sclerare male XD

I primi giorni sono stati i più faticosi, dovevamo organizzarci e prendere le misure con la situazione, ma poi abbiamo recuperato alla grande ed è stato davvero un gioco di squadra fantastico. Abbiamo creato diverse attività, diversi gruppi divisi per età, ed è stato magnifico vedere persone provenienti da contesti culturali così diversi e che non parlano neppure la stessa lingua, giocare insieme, ridere e andare d’accordo.

Anche se in certi momenti per me è stato davvero difficile.

Come quando mi si è avvicinato un bambino biondo con occhi azzurrissimi, non so perchè ma pensavo fosse mio fratello e volevo abbracciarlo, portarlo via da quel posto, perchè non era il suo posto.. Ma è forse il posto di quel bambino?

O come con la ragazzina pakistana che parlava perfettamente italiano. Mi seguiva ovunque, era felice di poter fare due parole, e un giorno ha cominciato a raccontarmi della sua vita. La sua città è stata bombardata, ha vissuto tre giorni in un tubo senza mangiare nè bere, è scappata grazie all’aiuto di tante persone, ha viaggiato in auto, a piedi, in moto, in autobus… fino ad arrivare a Bologna, dove ha vissuto due anni ed è andata a scuola. E’ qui solo con la mamma e una sorella, il papà è morto nel bombardamento, mentre i suoi fratelli sono rimasti in Pakistan, ma spera di rivederli presto. “Sai, Claudia, a volte vedo tutti questi papà che giocano con i loro bambini, e io divento triste perchè il mio papà non c’è più, ma adesso che ci siete voi a giocare con noi cerco di non pensarci così spesso e.. devo dirtelo, non mi sono mai divertita così tanto, è il periodo più bello della mia vita!”.
Stavamo giocando a pallavolo con altri bambini e intanto ascoltavo questa ragazzina che mi stava raccontando queste atrocità con una calma disarmante. Mi si era creata una voragine interiore, avrei voluto scoppiare in lacrime, correre via, lontano da tutta quella sofferenza, e invece dovevo continuare a giocare a palla, a sorridere agli altri bambini, e trovare qualcosa da dirle. Ha solo dieci anni e ha già visto orrori che io spero di non vedere mai in una vita.. e lei è fortunata ad essere qui, chissà quante altre Zahra ci sono sparse per il mondo, senza un passato nè un futuro.

Quasi subito i bambini hanno cominciato a chiamarci “teacher”.. suona strano, ripeto che il mio nome è Claudia, ma questi bambini non vanno a scuola, e probabilmente stiamo dando una parvenza di normalità a una situazione del tutto eccezionale, siamo comunque delle figure più grandi, punti di riferimento.. e allora chiamatemi pure teacher 🙂

Ci tenevo a mettere su un po’ di musica, con la danza ci si scatena e si crea più facilmente una atmosfera rilassata.
In genere non amo ballare in pubblico (o per lo meno, quando c’è luce e le persone mi possono vedere XD), e a essere sinceri odio profondamente i balli di gruppo XD ma chissenefrega se ci stanno filmando, chissenefrega se sembro un derviscio rotante cocainomane, chissenefrega delle canzoni schifose che hanno scelto.. In poco tempo si è formato un cerchio gigantesco, ballavano tutti, persino gli adulti.. Ahh che spettacolo 😀

La maggioranza delle persone non parla un inglese fluente, ma tanti sono passati in Italia e sono felici di poter scambiare due parole con me. Tutti cercavano comunque il modo per potermi dire qualcosa, in francese, in arabo, a gesti.. Un bambino albanese mi ha raccontato un sacco di cose di sé e della sua famiglia, è stato quasi commovente vedere l’impegno che ci metteva 🙂

L’ultimo giorno abbiamo organizzato una grande festa. Abbiamo gonfiato palloncini, fatto braccialetti, ci siamo colorati la faccia, abbiamo ballato tutti insieme.. C’era una bella atmosfera, si stava davvero bene, ma noi tutti ci sentivamo strani. Per noi stava semplicemente finendo un progetto di volontariato, e nel giro di qualche giorno saremmo tutti ritornati alle nostre tranquille e placide vite, saremmo ritornati sui libri, avremmo cominciato un viaggio, un lavoro.. Mentre tutti gli altri sarebbero rimasti lì. Noi non siamo stati che una parentesi felice di due settimane nelle loro vite.
Ma come mi ha detto un papà, in realtà siamo stati come una goccia che cade sulla pietra, a lungo andare lascia comunque un segno: non abbiamo solo giocato con i bambini, abbiamo mandato un messaggio positivo a tutti, della serie “al di là del muro e del filo spinato, delle guardie e delle sbarre, c’è qualcuno che pensa a voi, sa che ci siete e si interessa alla vostra situazione, non siete soli”. Il futuro sarà quel che sarà, ma una speranza, benchè piccola, può significare molto per chi non ha niente in cui credere.

E ora vorrei spendere qualche riga sui miei “colleghi” 🙂
È stato semplicemente fantastico! Sono stata benissimo con tutti, ho trovato il mio spazio e da subito mi sono sentita parte di un bel gruppo di amici 🙂 Non mi è successo spesso nella vita, ed è stato straordinario quello che siamo riusciti a creare in così poco tempo.

Non dimenticherò mai il mio amico che suona i Beatles e Bob Dylan alla chitarra, la partita di basket sotto la pioggia, le innumerevoli partite a calcetto (e le mie prime vittorieeeee), i barbecue e i fiumi di birra, le letture ad alta voce dei libri stranieri, i turni per preparare da mangiare (e le cose strane che ho mangiato.. e poi chissà da dove viene questa strana passione di buttare primo secondo e contorno tutto insieme contemporaneamente nello stesso piatto xD), la musica (a proposito, dovete ascoltare questa ahahhahahaha https://www.youtube.com/watch?v=yMLLNOBXQ94 ), le notti passate a giocare a mafia (è un gioco di ruolo con le carte, ahh mi piace troppo xD), le serate al fiume, il ristorante etiope, il thè di mezzanotte, la nutella, il dialogo e il confronto continuo, il gioco con il re, i mattoncini e i bastoncini da tirare, e le gite a Francoforte e a Marburg, il festival del vino e delle risate senza fine..

E non dimenticherò mai tutte le cose assurde che ho scoperto su culture che non sono poi tanto distanti dalla mia XD per esempio, avete mai provato una pizza con la mayonese? No? Beh per il mio amico è una cosa normalissima, come mettere il ketchup nella pasta XD o lo sapevate voi che in Danimarca per il compleanno si usa cucinare una sfoglia a forma di omino, ricoperta di caramelle, e al momento del taglio si parte dalla gola e tutti gli invitati devono urlare? E che se compi 25 anni e non sei ancora sposato, ti legano ad un albero e ti tirano addosso la cannella? Se arrivi ai 30 ti tocca il peperoncino 😀

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L’ultimo giorno ci siamo attaccati un foglio sulla schiena, e ognuno doveva scrivere un messaggio per gli altri.. Ho provato una felicità indescrivibile nel rileggere le dediche che mi hanno lasciato, è stupendo come in sole due settimane possa nascere stima reciproca e un affetto così sincero.. Ho trovato tanti nuovi amici, e sono sicura che ci rivedremo ancora, presto 😉

Tornare a casa non è stato semplice.. Letteralmente XD l’aereo partiva alle 7 di mattina da Hahn, quindi non ho prenotato un ostello per la notte. Nel pomeriggio sono andata a Francoforte con un gruppo di amici, che mano a mano hanno preso il treno e il pullman per tornare a casa. Rimasti in pochi, siamo andati a mangiare un wurst (e non wurstel, non è tedesco xD) lungo il fiume e poi ho barboneggiato nell’ostello dei miei amici fino alle 2, scroccando caffè e il bagno. Lascerò una recensione positiva XD i miei due amici serbi sono stati davvero carini, erano pieni di sonno ma nonostante tutto hanno aspettato con me fino alla fine 🙂

La mia esperienza di volontariato in Germania è stata questo e molto altro. Mi sono fatta molte domande, ho trovato delle risposte, credo di aver imparato tanto e di avere una nuova consapevolezza del mondo che mi circonda. Ho conosciuto una Europa diversa, e non avevo mai pensato all’immenso valore che può avere un semplice passaporto.
Voglio continuare a studiare, a informarmi e informare, mi piacerebbe combattere i pregiudizi e gli stereotipi, ma soprattutto l’ignoranza e la paura che ne deriva.

E’ stata una opportunità grandiosa, in sole due settimane di certo non avrò cambiato il mondo, ma sono cambiata io e credo sia un buon punto di partenza.

Respiro profondo, torno alla mia vita con una testa diversa, spalle più forti e occhi ancora più attenti (e dopo i 65 km di camminata in Liguria, un po’ meno ciccia XD), sono pronta per ricominciare, carica per nuove avventure in quel di Maastricht 😀

E ora beccatevi rock serbo degli anni Ottanta! 😛
https://www.youtube.com/watch?v=0BWq61ikU1o

Ciao
Claudia

Salve, siamo pellegrini sulla via della costa

Miao miao sono in un convento/casa di riposo/centro di accoglienza per ragazze madri/dormitorio. È pieno di vecchiette che capiscono numeri a caso, entrano in stanze a caso, e poi non vogliono andarsene. Io stanotte per precauzione mi sono chiusa dentro xD 

Io e la mia amica stiamo facendo un lungo cammino da Genova alle Cinque Terre, ma io sono una cippa, il mio zaino è pesante e le salite sono tremende, ergo ogni tanto ci scappa un treno. Però bello, davvero 🙂 ho visto posti incredibili, e mi sembra così strano parlare italiano ahahah 😀 

Non ho mai fatto così tanta fatica in vita mia, puzzo e appiccico come non mai, ma è fantastico voltarsi indietro e pensare “sono arrivata fino a qui con le mie gambe” 🙂 

Ah.. Se prima il mio pallore pallido diceva al mondo “scusate, devo studiare, non ho tempo per sciogliermi al sole”, ora il segno della maglietta, dei pantaloni e della collana dice “yo, mi piace distinguermi dalla massa”.

Beh è tardi ciao. 

Appena torno a casa vi racconto del campo a Giessen. 
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